Giovinezza, vecchiaia, forza, debolezza, vita e morte. E’ uno spettacolo molto antropocentrico quello firmato da Emma Dante, regista di Eracle: la tragedia di Euripide messa in scena, ieri, per la prima serata del 54° Festival classico al Teatro Greco di Siracusa.
L’uomo al centro del dramma, al di là delle caratteristiche tipiche di un eroe, a partire dal sesso. Emma Dante azzera ogni tipo di stereotipo e gioca mettendo in primo piano il lato più umano di ogni personaggio, con la sua forza e la sua debolezza al di là della muscolatura fisica, e con il tipico contrasto tra l’aspetto psichico e sentimentale.
Ecco che il virile Eracle e il re Teseo, con Emma Dante, diventano donne, così come succede all’anziano Anfitrione, padre di Eracle. I personaggi, seppur con corpi dalle linee morbide e femminili, trasudano potenza dal loro animo.
A venire incontro alla regista, dove c’è il limite fisico, è il mito: Eracle scende agli Inferi e salva il re Teseo, sarà quest’ultimo a convincere l’eroe a non togliersi la vita dopo che un raptus di follia lo porta ad uccidere la moglie Megara e i tre figli.
Tutto parte da una vendetta di Eracle nei confronti del tiranno Lico, il quale approfitta dell’assenza dell’eroe per prendere in mano il potere della città e tentare di sterminare la famiglia di Eracle. Da qui la follia s’insidia nel debole equilibrio mentale dell’eroe che adesso non è più un semidio, ma un uomo con le sue debolezze, e che quindi perde il controllo di sè stesso e con arco e frecce commette i quattro omicidi.
Una straordinaria Megara, interpretata da Naike Anna Silipo, accarezza i propri figli poco prima della morte programmata da Lico, e poi scongiurata dal ritorno di Eracle nel mondo dei vivi. In questo momento la madre e i tre piccoli sono all’interno di una vasca in marmo riempita d’acqua al centro della scena: un elemento chiave per la scenografia di Carmine Maringola.
Acqua, simbolo di vita, dentro blocchi di marmo che formano le tombe dei morti, e poi tutt’intorno un cimitero di roccia, simbolo di eterna durata.
La morte è molto presente nella drammaturgia di Euripide, e nello spettacolo di Emma Dante viene quasi sottolineata da continui contrasti e richiami alla simbologia e all’amore per la vita.
In secondo piano, invece, passa il tradizionale agone verbale del dramma di Euripide, chiuso in poche battute tra Eracle e Teseo.
A dare ritmo a tutto è il coro formato dagli allievi dell’Accademia d’arte del dramma antico della Fondazione Inda.
Il pubblico della prima, come ogni anno, è quello delle grandi occasioni, con una presenza massiccia di Istituzioni, sindaco, vice e Giunta comunale tutta presente. Il teatro in pietra è al completo, contati oltre 4mila spettatori.
Qualcuno entusiasta, qualcun altro deluso per la rivisitazione del dramma, ma sicuramente tutti d’accordo sul fatto che Emma Dante lascerà la sua firma nella storia del Festival.