Noi siamo fatti della stessa materia dei sogni e delle favole
Profondo, emozionante, delicato, elegante, ma soprattutto umano, come la poesia. I versi di questa poesia si raccordano su un unico sogno: tornare alle vere essenze. E’ questa la sensazione che rimane nello spettatore dopo aver visto Ciatu, realizzato da NeonTeatro e messo in scena giovedì e venerdì scorso al Teatro Comunale di Siracusa.
L’opera di Monica Felloni si conferma quel che è stato fin dal debutto nel Teatro Antico di Taormina: un successo. Un successo alimentato dalle lacrime di commozione suscitate dallo spettacolo, dalla partecipazione intensa scandita dagli applausi che hanno ritmato i cambi di scena, dalla standing ovation finale che ha schiodato tutti dalle poltrone. Tutti. Nessuno escluso.
Il filo conduttore è la figura di Giordano Bruno il quale, ancora una volta, è risorto dal rogo a cui lo condannò l’ottusità dell’Inquisizione. Ma Ciatu è molto di più. E’ un viaggio nella parte più intima di ciascuno, come un percorso che ogni spettatore vive attraverso il canto, la musica, la recitazione, lo spettacolo. Insomma attraverso l’arte, perchè in fondo è proprio l’arte che ha la capacità di abbattere le barriere della diffidenza, e ha la forza di combattere la paura per essere liberi di amare.
Al Teatro Comunale la lancette dell’orologio si sono fermate, per riscoprire il valore del tempo, per osservare il corpo, la pelle, ogni centimetro, poro dopo poro. Forte l’elemento naturale dell’acqua che ricorda il flusso di energia prodotto da ogni singolo rapporto tra due persone che entrano in contatto, un fluire di sè. Un turbine di sensazioni all’interno del quale non può che scattare il miracolo della condivisione. Per tutta la durata dello spettacolo non c’è una sola sbavatura, tutto composto, tutto molto sobrio.
Tutto si chiude sulle note della canzone di Nada “Ma che freddo fa”. Chi ha visto Ciatu ha avuto la fortuna di scaldarsi il cuore. Di fermarsi, e respirare. Fiato dopo fiato, ciatu dopo ciatu. Cala il sipario, applausi scrosciati.