Ore di lavoro, turni estenuanti, stanchezza, occhi gonfi… e alla fine neanche un soldo in tasca. Sogni, speranze, voglia di imparare, di emergere, di fare esperienza bastano a sopportare veri e propri turni di lavoro a costo zero? Praticanti e giovani avvocati dicono ‘No’.
Il tirocinio deve essere retribuito hanno spiegato ieri pomeriggio in Piazza Verga sul sagrato del Palazzo di Giustizia di Catania, dove si è svolto il primo incontro pubblico del Consiglio Nazionale Praticanti & Giovani Avvocati (CNPA), al quale hanno partecipato anche Comitato No Riforma Forense e Generazione Ypsilon.
Prima proposta avanzata: la modifica dell’articolo 40 del codice deontologico, e quindi il riconoscimento del diritto alla retribuzione dei praticanti, e l’introduzione di una rappresentanza all’interno dei consigli dell’ordine dei praticanti, da cui al momento sono esclusi.
Altro problema: quello contributivo. Al momento attuale il prelievo nei confronti dei giovani professionisti avviene senza tenere conto delle differenze retributive che sussistono tra i vari avvocati. Anche questo, secondo il Consiglio, è un punto della riforma forense da modificare.
“E’ stata la prima di una lunga serie di eventi – ha detto al termine dell’incontro il siracusano Andrea Costa, presidente CNPA – con cui intendiamo alzare la voce e confessare lo stato di disagio in cui sono costretti migliaia di praticanti e giovani avvocati in Italia. E’ stato bellissimo – ha concluso – vedere una così ampia partecipazione da parte di così tanti esponenti della società civile e delle organizzazioni politiche, e si tratta solo del primo passo compiuto verso ciò che ci spetta di diritto: che venga riconosciuto un valore al nostro lavoro”.
Raccolto l’appello alla firma simbolica del disegno di legge regionale proposto da CNPA, Generazione Ypsilon e Comitato No Riforma forense, per l’introduzione del contributo europeo per la garanzia del diritto alla retribuzione dei praticanti avvocati.